martedì 9 maggio 2017

M come matrimonio: capolavoro di bellezza e di dialogo.









Il 10 Maggio anche quest'anno è arrivato. Un altro anno insieme. Un altro anno di matrimonio.
Ogni anno una vittoria. Un sentimento di stupore ultraterreno misto alla soddisfazione del tutto terrena di esserci arrivati. Non solo per amore, ma anche per determinazione e decisione. Ogni anno il 10 Maggio mi vengono in mente le più disparate riflessioni sul matrimonio, questo grande mistero. Riflessioni e considerazioni che camminano insieme al mio vissuto. Quest'anno mi hanno particolarmente colpito alcune coincidenze legate a questa data.  

Correva l'anno 1508. 
Il 10 Maggio, Michelangelo Buonarroti ufficialmente accetta l'incarico di Giulio II ed inizia ad affrescare la cappella Sistina. Aveva all'epoca 33 anni. La mia età quando sono andata all'altare. Forse le cose migliori, come insegna l'esperienza, si compiono a quest'età. Nella tradizione storica, Michelangelo non voleva imbarcarsi in questo lavoro. Io non volevo più sposarmi, e ancor di più non volevo sposare Dario, per il quale avevo sviluppato, alcuni anni prima, una estrema intolleranza anche solo alla sua presenza. Poi però scatta un qualcosa, un "quid" indescrivibile che solo tu sei in grado di capire che ti fa fare cose che mai avresti pensato di fare.
E così, come Michelangelo, gli sposi si trovano davanti a questo vasto e sconosciuto soffitto da affrescare. Tra mille nuove difficoltà strutturali, come quella della costituzione della volta e dell'impiego di una tecnica pressoché sconosciuta, gli sposi sono chiamati ad un lungo e lento lavoro di affresco del loro matrimonio. Si va per tentativi, a volte usando un pigmento, a volte l'altro, cercando di limitare i danni di muffe ed umidità che rovinano colori potenzialmente brillanti. Ci si destreggia su ponteggi sospesi nel vuoto ingaggiando un vero e proprio corpo a corpo con le contrarietà.
Man mano che si procede si impara e si affina la tecnica. Come è stato per Michelangelo, gli sposi vivono momenti di frustrazione nel fallimento di scelte sbagliate che danneggiano la bellezza di quanto finora costruito, momenti di estrema stanchezza, di scoraggiamento, alternati a momenti di soddisfazione, voglia di rivincita e volontà di allargare i propri orizzonti verso la meraviglia e lo stupore di una nuova bellezza. 
Si affronta la stanchezza, mentre la salute fisica e quella psichica vengono messe duramente alla prova. I capolavori costano sacrificio, impegno e la perenne guerra contro noi stessi e i nostri limiti. Occorre picconare continuamente, proprio come era abituato a fare Michelangelo. Se non si piccona il blocco di marmo l'opera d'arte non si può manifestare in tutto il suo splendore. Il capolavoro è dentro quel blocco di marmo, forse abbandonato o svilito, bisogna "solo" tirarlo fuori, proprio come fece Michelangelo con il David. 






Un altro aspetto che mi è venuto incontro è quello del dialogo. Non ci può essere matrimonio senza dialogo e questa è la parte più difficile. Il matrimonio è uno scontro tra Titani, un conflitto tra due civiltà. In fondo, sono due persone estranee che devono convivere per il bene comune in modo pacifico. Due mondi diversi, due caratteri diversi, due vissuti diversi che devono assolutamente, per il bene di entrambi, trovare una via di unione. Un po' come il dialogo ecumenico ed interreligioso. 

Correva l'anno 1973.
Il 10 Maggio, Papa Paolo VI per la prima volta incontra un Papa Copto, Shenouda III. Un evento straordinario. Ancor più straordinaria la dichiarazione congiunta firmata (1), capolavoro di umiltà, onestà intellettuale e conciliazione. Questi due grandi uomini, pur mantenendo le loro identità e consapevoli delle differenze oggettive, cercano in modo equilibrato una via di unità, aggrappandosi ad un progetto comune. Proprio come in un matrimonio. 

"Tuttavia, nonostante siffatte differenze, ci stiamo riscoprendo come Chiese che hanno una eredità comune e stiamo cercando con decisione e con fiducia nel Signore di raggiungere la pienezza e la perfezione di quell’unità che è il Suo dono." (1) 

Correva l'anno 2013.  
Il 10 Maggio, a distanza di 40 anni, un nuovo incontro tra un Papa Cattolico e un Papa Copto. 
Papa Francesco incontra Papa Tawadros II. Il discorso di Papa Francesco è una sorta di "bilancio", una sorta di punto della situazione, come viene fatto in tutti i matrimoni, da una parte grati e soddisfatti di ciò che è stato costruito e dall'altra consapevoli delle difficoltà ancora da superare. 
Mi fa molto sorridere il fatto che Papa Tawadros II propose la data del 10 Maggio come "Festa dell'amore fraterno tra Chiesa Cattolica e Chiesa Copta Ortodossa". 




In quella stessa occasione, Papa Tawadros II invitò Papa Francesco in Egitto. Viaggio che si è appena svolto, tra mille inquietudini, polemiche ad apprensioni per gli attuali sviluppi politici. Magistrale il discorso di Papa Francesco all'università islamica di Al Azhar, ai partecipanti della conferenza internazionale della pace. Alcuni passaggi non solo aprono cuore e mente al dialogo interreligioso ma sono pienamente applicabili al matrimonio. Una vera e propria perla di indicazioni per una buona prassi matrimoniale.

"Tre orientamenti fondamentali, se ben coniugati, possono aiutare il dialogo: il dovere dell’identità, il coraggio dell’alterità e la sincerità delle intenzioni. Il dovere dell’identità, perché non si può imbastire un dialogo vero sull’ambiguità o sul sacrificare il bene per compiacere l’altro; il coraggio dell’alterità, perché chi è differente da me, culturalmente o religiosamente, non va visto e trattato come un nemico, ma accolto come un compagno di strada, nella genuina convinzione che il bene di ciascuno risiede nel bene di tutti; la sincerità delle intenzioni, perché il dialogo, in quanto espressione autentica dell’umano, non è una strategia per realizzare secondi fini, ma una via di verità, che merita di essere pazientemente intrapresa per trasformare la competizione in collaborazione." (3) 

Il matrimonio è una vera e propria scuola di vita, in cui si impara, si cresce e per un forte istinto di sopravvivenza si deve aprire il cuore alla speranza e alla condivisione.

Correva l'anno 2014. 
Il 10 Maggio Papa Francesco incontra in piazza san Pietro i lavoratori della scuola. 
Eravamo in piazza Dario ed io, a festeggiare i nostri 5 anni di matrimonio. Io nella mia fase Anti- Bergogliana (ora pentita) e letteralmente inferocita alla vista del Ministro Giannini sul sagrato, rimasi tuttavia colpita dall'appello alla speranza di questo Papa che sembrava intenerito ed anche divertito dallo spettacolo. Un invito ad andare avanti, a seminare, perché solo nel lavoro continuo di ogni giorno si può seminare il campo della vita. 
E mentre io mi lancio in considerazioni e riflessioni che spaziano dall'arte al dialogo interreligioso, mi sorge una domanda: e Dario che penserà del 10 Maggio? Che penserà del nostro matrimonio? 
Aspettandomi discorsi tra la filosofia e la metafisica, mi rendo sempre più conto che gli uomini hanno un altro range di sensibilità. 

Alla fatidica domanda a tradimento (di quelle che solo noi donne sappiamo fare a trabocchetto, nei momenti più inconsueti) "a cosa paragoneresti il nostro matrimonio?", la laconica ma efficace definizione di mio marito è la seguente: "il matrimonio è come la fusione di due grosse aziende già affermate singolarmente, ma che insieme producono più utili della somma di quanti ne avrebbero prodotti rimanendo separati".
D'altronde, ho sposato un ingegnere. Ben 8 anni orsono. 



(1) dichiarazione Papa Paolo VI e Papa Shenuda III
http://w2.vatican.va/content/paul-vi/it/speeches/1973/may/documents/hf_p-vi_spe_19730510_dichiarazione-comune.html
(2) dichiarazione Papa Francesco e Tawadros II
https://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2013/may/documents/papa-francesco_20130510_tawadros.html
(3) discorso di Papa Francesco a Al- Azhar
http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2017/april/documents/papa-francesco_20170428_egitto-conferenza-pace.html