giovedì 9 febbraio 2017

T come tenerezza... ovvero l' universo maschile celato.



(1) 


La tenerezza è in questi tempi una dimensione assai rara. In questa società sempre più sclerotizzata e granitica nella manifestazione dei propri sentimenti, la tenerezza è sempre più lontana, dimenticata. Nonostante la sua forza dirompente che vorrebbe zampillare persino dai cuori più induriti, un mistificato senso di rispetto umano riesce a soffocarla con la maschera della vergogna.
L' uomo così pensando di seguire la sua natura maschile, non fa altro che soffocarla.  L'universo maschile ha una potenzialità di tenerezza latente capace di compiere veri e propri miracoli. Forse perfino più delle donne. Un universo celato.
L' Uomo anela alla tenerezza. Ne ha bisogno più dell'aria. Ha bisogno di respirare questa manifestazione discreta di amore. Perché la tenerezza questo è.
E' la forma di amore rispettosa della fragilità e dei limiti.
E' contemplazione dell'amato in una sorta di timore reverenziale.
E' cura per ogni minimo particolare.
E' la capacità di scorgere, tra  le profondità abissali dei cuori, le minime necessità e soddisfarle con grande equilibrio e riservatezza. La tenerezza è silenziosa. La tenerezza non si presta a clamore e sbraitamenti. La tenerezza è riposo della mente. 
L'incisione di Maria Rosanna Cafolla questo mi dice.
Ognuno di noi è come un bimbo che anela a liberarsi da tutte le pesantezze, le sovrastrutture, le impalcature che vengono imposte.
Non ce ne rendiamo conto, ma siamo continuamente sottoposti a violenze e coercizioni che ci allontanano dalla nostra innocenza e semplicità primordiali. Come può il nostro cuore, in queste condizioni, non anelare  al ristoro, alla semplicità e all'abbandono confidente?
L'unica strada possibile da percorrere è quella della tenerezza. Come quel bimbo che si lascia andare e riposa tra braccia che possono rievocare quelle di un padre.
Ricordiamo che la parola pater deriva da una forma indoeuropea e la sua  radice verbale ha il significato di "proteggere". Insomma, padre è colui che protegge. E la protezione è la forma più alta della tenerezza. 
Il bimbo riposa. Tra due braccia. Uno che lo sostiene, facendogli poggiare il capo. Una sorta di fondamento, di radice, di basamento per quella meravigliosa opera d'arte che è l'Uomo. L'altra mano protegge, vigila con soave fermezza prevenendo ferite ed offese. 
E la tenerezza del Padre si materializza nell'infiorescenza fievolmente luminosa, posta come un sacro sigillo di protezione e cura. 
Mi rivedo in quel bimbo, in quanto nella mia vita, ho avuto la grazia di sperimentare con mano la tenerezza maschile. In modo particolare, questa incisione mi rimanda ad un episodio molto importante della mia vita: la mia laurea.

Ho dedicato la mia tesi a tutti uomini. Uomini che si apprestavano a intraprendere il cammino della vita e, uomini che sono stati di fatto i miei "papà". Insomma, figure maschili che rappresentano per me  sia quel  bimbo sia le braccia .
I miei papà, grandissimi uomini. Dalla fortissima personalità, carismatici, caparbi, determinati, testardi, lottatori. Uomini ai quali sono e sarò grata per sempre. Perché sia fisicamente, sia spiritualmente, sia moralmente mi hanno supportato con un braccio per me radice e protetto con l'altro, per me rifugio e protezione. Uomini che hanno dato libero sfogo alla propria tenerezza riuscendo così a manifestare la potenza della loro vocazione maschile, cioè quella di essere Padri nell'originale accezione semantica  di "colui che protegge" . 

Auguro a tutti gli uomini di potersi riappropriare di questa loro dimensione vitale, soffocata e sottovalutata.  Auguro a tutti gli uomini di poter fare zampillare tutta la loro tenerezza, per le loro compagne, i loro figli, i loro cari.
Perché prima che la bellezza riesca a salvare il mondo, è necessario che la tenerezza salvi i nostri cuori.

(1) questa splendida incisione è un'opera dell'artista  Maria Rosanna Cafolla. Si tratta di un "Pro Fortuna", incisione di nicchia a numero limitato che si usa in occasioni e ricorrenze speciali, spesso su committenza con il logo PF . 
m.rosannacafolla@hotmail.com

giovedì 2 febbraio 2017

Donne che tr-amano










Inaugurata la mostra A come Donna (1). Mostra rigorosamente al femminile. Quattro artiste, quattro stili diversi. Quattro tipologie di opere solo apparentemente lontane e diverse tra loro ma unite da un filo emozionale ininterrotto in un crescendo di colori e di passione.
Tra le opere della mostra ne ritrovo una, Tr-a-mare, sulla quale avevo già scritto due righe di presentazione per l' Esposizione al Primo Concorso Ex-libris all' Abbazia di San Nilo. 
Tr-a-mare è un'incisione con la tecnica puntasecca su PVC di Maria Cristina Fasulo.(2)


Come ogni opera d'arte, Tr-a-mare parla. E ogni volta che si ascolta, come con le persone, dice una cosa nuova, riprende discorsi, completa ragionamenti, dialoga con la mente e il cuore innescando un processo quasi Socratico che permette di far partorire alla mente pensieri positivi.
Il viaggio comincia dalla parola. Tramare. Tr-amare. Tr-a-mare. Tre modi intrinsecamente legati di vivere questa parola che danno nuove chiavi per leggere il cuore delle donne.
Da sempre la Donna tesse e trama. Dalla notte dei tempi. E mi pare di vederle queste mani. Mani operose di ogni tempo e nazionalità. Mani alacri che domano la materia trasformandola in oggetto di bellezza e benessere dei propri cari. E dietro ogni coperta, ogni telo, ogni vestito, ogni tappeto, si abbellisce la casa e si riscaldano gli animi.
(3) 
Le donne sono tessitrici insitamente, nel più profondo della loro intimità, accogliendo la prima tessitura della vita nella loro loro grembo. Questa loro capacità va ben oltre la dimensione fisica e terrena, in quanto nella vita altro non fanno che tessere e intrecciare i fili dei sentimenti e delle relazioni nell'ordito dell'esistenza.
Trame non solo fisiche. Mani e cuore operosi si ingegnano nel costruire reti di affetti e speranze che possano proteggere gli animi dagli urti violenti e inaspettati della vita. E lo fanno amando.
(4)
Le donne tr..amano, tra i silenzi, le delusioni, contro ogni speranza, e a volte anche contro ogni ragionevolezza rimanendo invischiate nelle sabbie mobili di relazioni malate e distruttive.Le donne tramano sapientemente. Non trame meccanicistiche e continue ma trame sapienti e lungimiranti. Cosi, pazientemente senza fretta, attimo dopo attimo. E lo fanno lasciando lo spazio di una finestra aperta. Un passaggio irregolare segnato da fili sospesi che apre il cuore a nuovi scenari, nuove emozioni.



E concludo riproponendo il primo discorso che mi ha fatto Tr-a-mare

Finestra che affaccia sul mare, orditi e trame luminose sospese nel vuoto in attesa di essere ulteriormente tessute, un panorama su un mare solo apparentemente buio ... 
Queste le componenti di Tr-a-amare , in un gioco tra essenze e privazioni di esse, tra bianco e nero, tra luce e buio, tra morte e vita (a-mors), tra dentro e fuori, tra l'immensità del mare e lo spazio delimitato di un'isola sull'orizzonte, nella quale poter buttare un'ancora per fermarsi e trovare un attimo di riposo in quiete in un moto perpetuo e caotico.
La luna eclissata in realtà è piena più che mai, riflettendosi nel mare in una scia di luce che segna una strada inequivocabile, l'unica percorribile . Così è la nostra vita, un ricamo, una tessitura di contraddizioni, di contrari, di paradossi che nonostante ciò riesce ad essere un'opera d'arte.
Hayat Francesca Palumbo 










(1) http://www.27ruedefleurus.it/?p=2539&lang=it
(2) mcrifasulo@gmail.com
(3) http://www.matteosalusso.it/wordpress/wp-content/uploads/2011/02/Immagine2.gif
(4) https://thumbs.dreamstime.com/z/mano-della-donna-che-tesse-una-moquette-india-18225214.jpg