martedì 19 marzo 2019

O come onda...tra arte e tempeste









“C'è un vantaggio reciproco, perché gli uomini, mentre insegnano, imparano.” 
Seneca 

Iniziando a leggere "The Tempest" di Shakespeare ad una mia alunna, mi sono ritrovata a meditare sul ruolo delle onde nell'arte. Immagino così Prospero, il protagonista de "La Tempesta", che dall'isola in cui era esiliato scatena una tempesta dalle onde altissime contro la nave dei suoi usurpatori, come se le onde avessero il potere di mondare ingiustizie e  angherie subite. E come non riuscire a meravigliarci del potere distruttivo delle onde come nel film "La tempesta perfetta", in cui le onde mozzafiato inghiottono tutto e in cui non c'è nessuno scampo alla furia della natura? Onde dal ventre insaziabile che fagocitano inesorabilmente tutto ciò che incontrano con una voracità distruttiva che non lascia tregua, senza minimamente badare ai miseri sforzi umani.



Tornando ad una visione un po' più artistica e meno "distruttrice", affascinano le onde rappresentate da vari artisti: lineamenti sinuosi e spumeggianti  che si ergono verso il cielo costituendo morbide sagome perfette e si evolvono in spirali. Ci basti pensare ad Hiroshige ed Hokusai.
Su questa tela di Hiroshige le onde sembrano  danzare ed avvolgersi in spirali di acqua in un balletto di forme liquidi e celesti. E che dire della celeberrima onda di Hokusai che ci rispecchia un principio di spirale aurea?
In tutta la sua magnificenza si erge maestosa dominando lo spazio.
Non solo nel mare ma anche nel cielo. Onde che si avviluppano in nubi, stelle e vento, come quella di Van Gogh in cui il cielo stellato si fonde in vortici luminosi che sembrano rischiarare una notte dinamica che avanza come onde sulle spiaggia.
O le onde di nebbia nel celebre dipinto di Friedrich. E noi, viandanti nelle nostre tempeste, non possiamo fare altro che contemplare in una silenziosa rassegnazione i flutti del fato.

Tutti noi siamo quell'errante. Nella nostra vita inevitabilmente siamo presi da onde e maremoti. Onde che vanno e vengono.
Onde emozionali ed affettive. Le onde dell'anima che se da una parte ci portano a buio e sofferenza dall'altra fanno emergere in noi potenzialità insperate, riportandoci per un attimo alle vere priorità di vita.
Le onde rappresentano così i maremoti della nostra anima. Una sorta di proiezione naturale dei contorcimenti del nostro spirito e delle torsioni del nostro cuore. E improvvisamente tutto ciò si fonde nell'immensità del mare o si infrange sulla roccia in un attimo di quiete. Prima che il vento porti una nuova onda in un nuovo ciclo che se da una parte ci distrugge, dall'altra incrementa la nostra volontà di vivere.

Non solo quelle del mare: le onde in senso lato e " fisico" rappresentano una costante presente nelle nostra vita. Onde luminose ed elettromagnetiche riempiono costantemente le nostre giornate: dalla cucina agli ospedali, strumenti per noi comuni sfruttano onde per funzionare e per farci comunicare a distanza. Fenomeni naturali sia a livello microscopico che macroscopico si basano sulla propagazione di onde.
Le onde vibrano, suonano e risuonano, riscaldano, illuminano, analizzano. In un singolare paradosso, le onde danno la vita e la tolgono, curano ed ammalano.  Dai biofotoni risanatori di cellule ai terremoti che frantumano in un attimo. Devastano e radono al suolo intere città.
Possiamo solo riconoscerlo: siamo in balia di onde più grandi di noi.
Siamo piccoli piccoli davanti alla vita. Non possiamo far altro che non contrastare l'onda che ci sta piombando addosso ma cercare di diventare uno con essa, in un' ottica di totale ed incondizionata resilienza. D'altronde in caso di ciclone per salvarsi bisogna tuffarsi nel suo occhio in cui la velocità del vento è nulla. Così per le onde. Non si può far altro che lasciarsi andare nel flutti e li ricordarci la nostra vera essenza. Perché solo in balìa della tempesta possiamo capire ciò che siamo e ciò che amiamo



Hayat Francesca Palumbo