martedì 26 giugno 2018

Chimica e poesia




Nella vita ci possiamo imbattere in accostamenti a prima vista inusuali e atipici ma poi, inaspettatamente,  si rivelano unioni sinergiche di due o più realtà non solo complementari, ma in grado di innescare circoli virtuosi alimentandosi vicendevolmente di bellezza ed armonia.
"Chimica e poesia" del premio Nobel Roald Hoffmann è un vero e proprio piccolo gioiello in tal senso.
Basato sul testo della conferenza del chimico il 6 Giugno 2013  "Chimica e poesia. Identici modi per creare un legame", questo breve testo è un condensato di riflessioni acute.
Partendo dal fatto che i più grandi poeti hanno preso spunto dall'osservazione di fenomeni scientifici (come per esempio Salvatore Quasimodo in Mobile d'astri e di quiete), Hoffmann ci conduce in un viaggio tra cenni di storia delle scienze e linguistica, sottolineando l'evoluzione del linguaggio scientifico, diventato smodatamente troppo rigido.
L'autore, particolarmente sensibile alla comunicazione, offre consigli in tal senso per poter affrontare un'efficace divulgazione scientifica.
Si apre così una finestra attraverso la quale dimensione emotiva e fisico-chimica riescono a comunicare l'una con  l'altra.
In un percorso che possiamo definire in gergo tecnico "interdisciplinare"  non mancano gli esempi di poesie inspirate ai fenomeni fisici come " Reflective"  di A.R. Ammons,  che ha usato quel canale comunicativo comune intravisto, con esiti e risvolti sorprendenti riguardo alla potenzialità introspettiva che può scaturire dalla contemplazione di un fenomeno fisico. 

Ho trovato 
dell' erbaccia
con dentro
uno specchio 
e questo 
specchio 
fissava dritto 
uno specchio 
dentro di me 
con dell'erbaccia 
dentro. 

Lettere e Scienza moderne non sono dunque inconciliabili. Si tratta solo di una "questione di legami", legami tra "parola e linguaggio" nella poesia e tra legami che si trasformano e dissolvono nella chimica.
Se ben ci pensiamo, il binomio chimica-poesia non è poi così recente. Già nel tredicesimo secolo, Rumi scriveva forse i suoi versi più belli nel Poema degli atomi 

ph M.C.Ginevra 
O giorno sorgi!
Gli atomi danzano

le anime
ebbre d'estasi
danzano

sussurrerò al tuo orecchio
dove trascina la danza

Gli atomi dell'aria
e del deserto
tutti
- sappilo -
ne sono inebriati 

Ogni atomo
felice o miserabile
è follemente innamorato
di quel Sole
di cui nulla si può dire.

Poesia, scienza e danza si compenetrano su questo testo che trasuda energia vitale. La poesia di Rumi infatti non poteva non ispirare e "contaminare " la danza, in un interessante lavoro della coreografa
Elisa Mucchi a Ferrara (1)

Infine, come non ricordare il celeberrimo capolavoro in versi di Alberto Cavaliere  "Chimica in versi"? Uno splendido testo tessuto di scientifica ironia e sagacia intellettuale. La "Chimica in versi" nasce da una sconfitta. Alberto Cavaliere infatti non riuscì a superare l'esame di Chimica  all'Università. Invece di scoraggiarsi rese in versi l'intero corso di Chimica Generale.


Ripresentandosi all'esame cominciò (in questo caso non è solo un modo di dire) a "rispondere per le rime", superando la prova tra sbigottimento e curiosità dei docenti e si laureò proprio in Chimica. Insomma, si inventò un suo canale comunicativo, oserei dire ludico, per superare le proprie difficoltà di apprendimento. Un precursore di tutte le teorie dei nostri giorni sull'apprendimento emotivo.
Divertendoci, si impara meglio, anche una materia notoriamente ostica come la Chimica.


Da giovane studente, alunno d'istituto,
non andai mai d'accordo col piombo o col bismuto;
anche il vitale ossigeno mi soffocava; il sodio,
per un destino amaro, sempre rimò con odio;
m'asfissiò forte a scuola, prima che, in guerra, il cloro;
forse perfino, in chimica, m'infastidiva l'oro.
E di tutta la serie sì numerosa e varia
di corpi e d'elementi, sol mi garbava l'aria,
quella dei campi, libera, nel bel mese di luglio:
finché non m'insegnarono che anch'essa era un miscuglio!
Un vecchio professore barbuto, sul cui viso
crostaceo non passava mai l'ombra d'un sorriso,
un redivivo Faust, voleva ad ogni costo
saper da me la formula d'un celebre composto.
Non sapevo altre formule che questa: H2O;
e questa dissi: il bruto, senz'altro, mi bocciò.
Poi ch'era ancor più arida nella calura estiva,
io m'ingegnai di rendere la chimica più viva;
onde, tradotta in versi, l'imparai tutta a mente,
e in versi, nell'ottobre, risposi a quel sapiente.
Accadde un gran miracolo: quell'anima maniaca,
che non vedeva nulla più in là dell'ammoniaca, 
dell'acido solforico, del piombo e del cianuro,
rise, una volta tanto, e m'approvò: lo giuro!
Mi lusingò quel fatto: volevo far l'artista,
e invece, senz'accorgermi, divenni un alchimista...
Oggi distillo e taccio in un laboratorio,
dove la vita ha tutto l'aspetto d'un mortorio.
E vedo, in fondo, dato che non conosco l'oro,
dato che ancor mi soffoca, sempre accanito, il cloro,
che non avevo torto, e il mio pensier non varia:
la miglior cosa, amici, è l'aria, l'aria, l'aria!... 




Buona lettura a tutti ...
Hayat Francesca Palumbo

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(1)
http://www.informadanza.com/blog/2017/02/23/poema-degli-atomi-la-danza-di-elisa-mucchi-a-ferrara-off/