venerdì 17 agosto 2018

Donne guerriere e non solo.






Che la vita sia da sempre un combattimento ce ne siamo ormai accorti.
Dagli albori della comparsa del genere umano, l'Uomo ha sempre combattuto non solo per soddisfare i suoi bisogni ed istinti primari ma anche per affrontare il confronto con l'altro. La relazionalità e le molteplici dinamiche sociali che viviamo ogni giorno (al lavoro, in famiglia, nei rapporti interpersonali) ci spingono inevitabilmente ad una certa conflittualità e alla battaglia.
Riuscire a mantenere dritto il timone del nostro equilibrio interiore è un'impresa sempre più ardua: problemi lavorativi, sentimentali, malattie improvvise talvolta molto gravi, richieste sempre maggiori possono rompere quel filo sottile che tiene unite le componenti del nostro essere. E se perdiamo questa unità, perdiamo noi stessi. Siamo dunque chiamati alla battaglia quotidiana per riconquistare ogni giorno la nostra compattezza.
Nel corso degli anni, mi sono imbattuta in molti libri che trattano questo tema. Ricordo che, durante i miei anni universitari quando esplose il fenomeno Coelho, mi regalarono il celeberrimo "Manuale del guerriero della luce". Libricino agevole, adatto per un primo approccio superficiale, e proponibile ai più giovani. Ad uno sguardo più approfondito infatti si scorgono frasi rielaborate in una chiave dal retrogusto stucchevole New Age riconducibili alla Bibbia, che non bastano più se si vuole qualcosa di intellettualmente più sostanzioso. Tuttavia sono un buon inizio per chi abbia l'intenzione di cambiare mentalità ed impegnarsi nel combattimento della vita. Eccone due assaggi significativi:



“Il guerriero della luce crede. Poiché crede nei miracoli, i miracoli cominciano ad accadere. Poiché ha la certezza che il suo pensiero può modificare la vita, la sua vita comincia a mutare. Poiché è sicuro che incontrerà l’amore, l’amore compare.”

“Il suo equipaggiamento è composto di tre cose: fede, speranza e amore. Se queste tre cose sono presenti, egli non ha alcuna esitazione nell’ andare avanti.”







Un altro libro,  essenziale per l'argomento,  è quello di Sun-Tzu, "L'arte della guerra". 
Il combattimento non può essere affrontato nell'impeto di un momento, esso va sistematizzato, elaborato, studiato nei minimi dettagli per non disperdere le forze.
Lo sapeva bene Sun-tzu, ben sei secoli avanti Cristo, che ha sistematizzato le regole per il combattimento nel suo capolavoro studiato dai Grandi come Napoleone e Mao Zetong. 
Dalla lettura di questo testo, ci rendiamo conto che queste strategie di guerra sono veri e propri  paradigmi di vita quotidiana che ci permettono di affrontare gli ineluttabili combattimenti della vita.

Infatti “il conflitto è componente integrante della vita umana, si trova dentro di noi e intorno a noi.” (Sun Tzu)

Libro talmente attuale che è stato declinato dai posteri in più versioni, per esempio la versione per i manager di successo.
La versione che mi riprometto di leggere al più presto, è quella di uno studente anonimo che riguarda il mondo della scuola.
"L' autore è uno studente che, dopo aver pasticciato malamente con la scuola per diversi anni, si è imbattuto nel trattato strategico L'arte della guerra di Sun Tzu, ne è rimasto folgorato e ha provato con successo ad applicarne i principi nella vita scolastica. Il sottotitolo di copertina infatti recita La scuola è una guerra, se vuoi sopravvivere impara l'arte"  (1) 



Dopo questo preambolo generale, andiamo al cuore del titolo. Nella guerra, un posto speciale è quello delle donne. Di donne guerriere ce ne sono veramente tante ed hanno accompagnato le grandi battaglie della Storia. (2)
Donne che difendono il loro popolo e che non sono meno dei guerrieri maschi in quanto coraggio, intraprendenza e violenza sanguinaria. Le mie preferite in tal senso sono due donne bibliche che hanno ispirato numerosi artisti: Giuditta e Giaele.
Due donne eccezionali, che hanno portato avanti la battaglia del loro popolo attirando il nemico nel terreno a loro più congeniale, quello della femminilità, per poi scoccare il colpo di grazia. Una strategia fine ed intelligente, che conosce bene i punti deboli del nemico e i propri. E questa consapevolezza porta all'elaborazione di una strategia estremamente congeniale: la forza è l'ultimo fattore che scende in campo, dopo una battaglia condotta con quella furbizia e sapienza di cui solo le donne sono capaci. Donne guerriere e Madri del loro popolo. Donne che arrivano dove gli uomini non riescono: nell'intimità, nella debolezza maschile.

La prima storia è nota a tutti noi, anche grazie ai capolavori di Artemisia Gentileschi e Caravaggio, arrivando perfino a Klimt. 
Giuditta, la cui vicenda è narrata nel libro Biblico che porta il suo nome, è una semplice vedova di Israele che riesce ad ammaliare Oloferne, condottiero dell'esercito Assiro che perde letteralmente la testa per questa donna...in ogni senso, in quanto viene da lei decapitato. 
La seconda storia forse meno nota, ma di uguale intensità, è quella di Sisara e Giaele, descritta nel quarto capitolo del libro dei Giudici. La profetessa Debora sostenne Barak nella battaglia contro Sisara, predicendo la vittoria. 
Sisara sconfitto e con la sua armata passata a fil di spada, nella fuga trovò rifugio nella tenda di Giaele che facendogli credere di nasconderlo lo fece riposare, poi "prese un picchetto della tenda, prese in mano il martello, venne pian piano a lui e gli conficcò il picchetto nella tempia, fino a farlo penetrare in terra. Egli era profondamente addormentato e sfinito; così morì." (Gd 4-21) . 

Nel corso dei secoli, tante donne hanno difeso il loro popolo, come per esempio Artemisia, la sovrana di Alicarnasso che prese parte alla battagli di Salamina. Ricordiamo anche Tomiride (conosciuta anche come Tamiri o Tomiri) citata da Dante nel purgatorio, che per vendicare la morte del figlio Spargapise e il suo esercito, non solo uccise Ciro il Grande, ma ne recise la testa (come Giuditta) immergendola in un otre di sangue e usandola poi come coppa di vino.
Per non parlare poi di altre figure femminili di forte impatto storico, come la pulzella di Orleans, Santa Giovanna d'Arco, nella statua qui sotto a Parigi.
Denominatore comune delle donne guerriere è uno spiccato senso di fedeltà e di appartenenza. Le donne sembrano avere una potentissima capacità, intrinseca alla loro natura, di tessere legami viscerali e indelebili con le realtà a loro prossime e care, come la famiglia e il popolo. 
Provate solo a parlare male davanti a una donna del proprio marito o del proprio figlio: sarete come minimo fulminati da uno sguardo di disapprovazione o colpiti da fendenti mortali dalla spada della loro lingua. 
Solo le mogli e le madri hanno questo diritto. 
Il senso di fedeltà e di appartenenza di una donna è qualche cosa di inimmaginabile. 
Come la fedeltà delle donne della casta Samurai. Non solo impegnate nella gestione della casa e nell'educazione dei figli ai valori dell'etica guerriera dei padri, ma anche, in caso di necessità, chiamate a difendere attivamente i possedimenti familiari o scendere in battaglia. Tra esse, ricordiamo Tomoe Gozen e Hangaku Gozen, vissute nel 12-esimo secolo, che parteciparono alla guerra Genpei. Ricordiamo anche la più recente Nanako Takeko, (nella foto) del 19-esimo secolo, che partecipò alla guerra Boshin. Abile esperta della pratica con la lancia curva, come sua madre e sua sorella, "si pose alla testa del Joushiai, la truppa delle donne, un corpo di venti donne, decise a resistere fino alla morte" . 
Colpita a morte da un proiettile, chiese alla sorella di essere decapitata per non cadere nelle mani dei nemici e evitare così eventuali atti di vilipendio sul suo cadavere. Il sacrificio di Nakano viene commemorato ogni anno al festival autunnale di Aizu.

Nel "Bushido per donne guerriere" agile libro a cura di Marina Panatero e Tea Pecunia, viene proposta una nuova lettura del Bushido del Samurai, nell'ottica delle battaglie quotidiane, sopratutto in termini emotivi e affettivi, delle donne del nostro tempo. Il termine Bushido indica la "Via del guerriero", un codice comportamentale basato su pilastri definiti dagli insegnamenti dei vari maestri nel corso dei secoli. Il modello a cui si rifà questo libro sono gli orali insegnamenti del contemporaneo Taisen Deshimaru (1914-1982), monaco buddista fondatore dell'associazione zen internazionale.
Il libro è strutturato così in sette capitoli, che riprendono i pilastri del bushido calati nelle situazioni quotidiane a cui una donna può andare incontro. 

Abbiamo così spunti di riflessione variegati, che si ricollegano con le multi-sfaccettate situazioni quotidiane ed impreziositi da numerose citazioni e tracce per la meditazione.
Facciamo quindi una breve carrellata dei punti principali di questa strategia della battaglia della vita.

義, Gi
Il Gi rappresenta la Via del samurai. Viene ricordata l'importanza di riuscire a vedere le situazioni nella loro globalità ed affrontarle scevri da ogni emotività, ben fissati nell'attimo presente. 
"Nella vita esiste solo lo scopo particolare dell'attimo presente. Tutta la vita è costituita da attimi che si susseguono. Una volta compreso questo principio, il samurai non deve mostrarsi impaziente o prefiggersi altri scopi. L'esistenza fluisce semplicemente" Yamamoto Tsunetomo 

勇, Yu.
Lo Yu rappresenta l'abilità, il coraggio e la forza. La distinzione tra coraggio e pavidità a volte non è così scontata. A volte è più coraggioso abbandonare la battaglia e ricominciare ogni giorno. Intrinsecamente legati al coraggio, i valori di fedeltà, disciplina, volontà e tenacia. 
 "Far affiorare la tua grande forza interiore dipende dalla fermezza della tua volontà. Se la tua aspirazione è poco profonda, altrettanto lo sarà il tuo impegno" Yamaga Soko 






仁, Jin.
Lo Jin rappresenta l'amore universale, la benevolenza, la compassione. ll vero samurai deve coltivare queste doti per essere come scriveva Yamaga Soko , "autentici esseri umani". Amore e compassione non fini a loro stessi, non per un sentimento di sterile buonismo, ma come strumento non solo per il bene comune ma anche per la propria crescita personale.
 "Mentre affini la tua compassione affini la gentilezza. Mentre ti batti per la rettitudine, rendi limpida la tua intelligenza. Questo significa che la compassione e la rettitudine sono le fonti della gentilezza e dell'intelligenza, proprio come l'acqua e il fuoco sono le basi dei cinque elementi" 
Yamaga Soko 

礼, Rei
 Il Rei rappresenta il retto comportamento e anche la cortesia nei modi. Tenere un comportamento sobrio, educato, gentile nei modi e nel parlare è fondamentale per un samurai in quanto porta all'igiene mentale necessaria per poter affrontare la battaglia. 
" Un samurai deve essere sempre educato, in tutte le circostanze" Hojo Nagauji 


誠, Makoto. e 名誉, Meiyo
 Il Makoto indica la completa sincerità e il Meiyo l'onore. Sincerità intesa anche come coerenza estrema tra parola data ed azione affinché siano tra loro fuse. Corollario di questa impostazione è l'agire con dignità, sincerità e onestà. 
 "Quando manca la sincerità nelle relazioni tra uomini e donne, resta poco che possa toccare profondamente il cuore"  Shiba Yoshimasa 


忠義, Chugi
Il Chugi rappresenta la devozione e la fedeltà. Riuscire a svincolarsi da uno stereotipo falsato di devozione e fedeltà che spesso schiaccia le donne in un esagerato senso di sacrificio è la prima tappa per evitare esaurimenti e sconfitte. Il primo dovere di cura e fedeltà lo abbiamo verso noi stesse. Solo coltivando le nostre passioni profonde riusciremo a trarre linfa vitale per le nostre battaglie. Fare le cose svogliatamente o per un senso distorto di devozione rischia di portarci alla frustrazione e alla depressione. 
"Quando si fanno le cose svogliatamente, sette volte su dieci riusciranno male" Yamamoto Tsunetomo. 

Concludendo, il "Bushido per donne guerriere " è un testo agile, scorrevole. In un periodo in cui si parla molto di "Mindfulness", ci rendiamo conto di come molte cose che vanno attualmente di moda abbiano in realtà un'origine antica. 
E' inoltre possibile fare un'ulteriore e approfondita riflessione. La lettura è invogliata anche dal sapore estremo orientale che attira non poco, visto anche il background allettante che evoca alla mente immagini di donne con occhi a mandorla che brandiscono spade e combattono.Viene quasi spontaneo immedesimarsi nella fantasia ed iniziare la rivoluzione.
Al termine della mia lettura, ho minacciato mio marito tra il serio e il faceto, che avrei cambiato look, ritirato fuori il mio Kimono di quando praticavo l'Aikido, per diventare come la guerriera della copertina.
Essenzialmente due elementi hanno distolto i miei piani.
Il primo è che nella nostra cultura cristiana ci sono tutti gli elementi del Bushido. Basta solo conoscere più a fondo le nostre origini. Dal Vecchio al Nuovo Testamento, ad una lettura più penetrante (vedi i libri Sapienziali) troviamo tutte le chiavi che indicano i fondamenti del Bushido, in un diverso linguaggio ma con la stessa essenza.  Per non parlare dei testi dei primi Padri del deserto, sull'importanza dell' auto-dominio, della volontà e della tenacia, sopratutto verso se stessi. Come non pensare a grandi Santi come Sant'Ignazio di Loyola per quanto riguarda la battaglia spirituale e San Francesco di Sales per quanto riguarda la cortesia e gentilezza che si riallaccia al Rei?
Insomma, la lettura di un testo del genere istiga al trovare correlazioni ed analogie continue, cosa che reputo molto formativa in quanto se da una parte amplia gli orizzonti verso l'approccio a nuove culture e a nuove Storie, dall'altra parte ci ricorda che anche le nostre radici sono altrettanto valide e profonde. 
L'altro motivo per il quale ho dovuto abbandonare l'illusione di una probabile mise Nipponica è quella che dopo un quindicina di anni, il mio Kimono deve essersi ristretto con l'ultimo lavaggio e non mi entra più neanche se smettessi di respirare e mangiare per i prossimi 3 mesi. 
Hayat Francesca Palumbo 

Approfondimenti e curiosità

(1) http://ildiariodimurasaki.blogspot.com/2014/09/a-scuola-con-sun-tzu-arte-della-guerra.html
(2)https://www.focus.it/cultura/storia/le-donne-guerriere-piu-famose-della-storia?gimg=89968#img89968